Una delle cause principali del deterioramento del Codex purpureus Rossanensis si può considerare sicuramente l'esposizione diretta nei luoghi preposti al suo utlizzo, durante le celebrazioni liturgiche.
Da circa un secolo, inoltre, ha trovato ospitalità nel Museo diocesano di Arte sacra di Rossano. Il precario stato del prezioso manufatto ne ha comportato il trasferimento presso l'Istituto di Conservazione e Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma (http://www.youtube.com/watch?v=pnHOJYF5MTg )
L'Istituto, diretto dalla dottoressa Maria Cristina Misiti, ha tra i suoi fini il coordinamento delle indagini interdisciplinari sul Codice dal punto di vista storico, artistico, codicologico, paleografico, biologico, chimico, fisico e tecnologico.
Le attuali ricerche documentano il carattere notevolmente invasivo dell'unico restauro sinora documentato del Codice, condotto nel 1919 da Nestore Leoni che provvide a consolidare e stirare la pergamena servendosi di gelatina stesa a caldo, rendendola trasparente in maniera irreversibile.
Tale trattamento venne applicato esclusivamente sulle pagine del primo fascicolo contenente le miniature, adottando un diverso procedimento nelle ultime pagine del Codice dove è invece presente un velo di seta.
Le indagini scientifiche progettate sono state indirizzate sia a finalità conoscitive che diagnostiche per l'accertamento dei danni presenti, al fine di chiarire non solo le caratteristiche e le cause di deterioramento ma anche di accompagnare le ricerche a carattere paleografico e iconografico, fornendo utili riscontri oggettivi all'inquadramento storiografico dei molteplici quesiti irrisolti posti dal manoscritto, a partire dalla composizione delle lettere vergate in argento e in oro, all'identificazione dei pigmenti impiegati nella esecuzione delle pagine miniate.
Naturalmente la campagna di indagini scientifiche applicate a un manufatto così antico e prezioso ha previsto l'adozione di tecniche rigorosamente non invasive, che dunque non richiedono alcun prelievo dell'oggetto di studio, ma sono ugualmente in grado di caratterizzare i materiali adottati fornendo la mappa degli elementi chimici presenti.
Sono state pertanto condotte delle misure in XRF (fluorescenza dei raggi-X), FORS (spectroscopia in riflettenza mediante uso di fibre ottiche) e RAMAN (spettroscopia raman) da parte dei laboratori di Chimica e di Fisica dell'ICRCPAL, in collaborazione con le indagini del laboratorio di Tecnologia e di Biologia sulle caratteristiche della pergamena e delle specie biologiche rilevabili, sia in termini di degrado attivo, sia per l'identificazione dei materiali di restauro adottati in passato.
Il servizio del Tg2 dedicato al restauro del Codex Purpureus Rossanensis